home NG Primo Piano, NG Zoom Le Langhe soavi di Lartigue: maestro francese della fotografia di inizio Novecento, alla ricerca della felicità!

Le Langhe soavi di Lartigue: maestro francese della fotografia di inizio Novecento, alla ricerca della felicità!

NG Zoom

by Dario Bragaglia

March 23, 2023

 

Al Bois de Boulogne, il parco urbano nel cuore di Parigi, (XVI arrondissement). L’anno è il 1911 con un giovane Lartigue, fotocamera al collo, a caccia di ritratti delle dame più eleganti e in voga della capitale intente nella passeggiata con i cagnolini da compagnia. Come Anna la Pradvina detta la signora delle volpi. (Courtesy of J.H.Lartigue)

La Fondazione Ferrero di Alba riapre le sue porte con una mostra, L’invenzione della Felicità, (The invention of Happiness)  dedicata al grande fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986): oltre 120 immagini che ripercorrono la carriera di quello che John Szarkowski, il giovane curatore del MOMA di New York che lo fece conoscere a livello internazionale con una mostra del 1963, definì come il “padre” di Henri Cartier Bresson e dell’ “istante decisivo“. Per un caso fortuito il portfolio della mostra venne pubblicato sul numero di Life dedicato all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, distribuito con una tiratura immensa, il 29 novembre 1963,  a una settimana esatta  dalla sua tragica scomparsa.

L’eleganza delle signore dell’alta società parigina catturate a inizio ‘900 dall’occhio vigile di un giovane Lartigue ai primi passi nella fotografia. (Courtesy Fondazione Ferrero).

La coincidenza contribuì a rendere ancor più popolare Lartigue, che si avvicinava allora ai 70 anni, e ad attirare su di lui l’attenzione di un fotografo di moda famosissimo e influente come Richard Avedon che volle conoscere meglio il suo archivio dei decenni precedenti. Forse è per questa ragione che Lartigue è identificato soprattutto come “il fotografo della Belle Époque“.

La mostra di Alba ne dà conto con una sezione iniziale dedicata agli scatti, prima amatoriali poi via via più evoluti, di un ragazzino – rampollo di una famiglia facoltosa – che comincia a fotografare già all’età di sette anni con la macchina regalatagli dal padre.

 

La velocità, il fascino della tecnologia e del progresso, una delle tante ossessioni del fotografo francese Lartigue, considerato l’antesignano di Robert Doisneau per la capacità di catturare l’attimo fuggente. Lartigue al Grand Prix Automobile de France, 1913. (Courtesy of J.H. Lartigue).

È catturare la velocità che lo interessa in questo periodo – gli aerei, la macchine – ma anche i personaggi dell’alta società che ha modo di incontrare, le signore eleganti che passeggiano al Bois de Boulogne. Non c’è molta montagna nelle foto esposte alla Fondazione Ferrero, ma ci sono due scatti che ci fanno intuire che Lartigue abbia frequentato anche le località invernali alla moda nei primi decenni del ‘900.

La prima è una foto di Geneviéve Doriane in abiti da sci al Mont d’Arbois di Megève (1930) e l’altra è una foto molto intima di Madeleine Messager detta Bibi di dieci anni prima. La giovane donna è ripresa seduta sulla tazza del bagno all’Hôtel des Alpes di Chamonix durante il viaggio di nozze con Lartigue nel 1920.

La moda e ancor più lo stile, al centro delle immagini di Lartigue, tanto che un fotografo di riviste di moda come Richard Avedon, decise, da vero curioso, di riscoprire per intero il suo archivio. (Courtesy Donation Jean Henry Lartigue).

Quest’ultima foto ci suggerisce un’altra chiave di lettura per comprendere l’opera di Lartigue che per tutta la vita continuò a fotografare i suoi famigliari, gli amici, i congiunti, il figlio Dany. Una dimensione che esula dagli incarichi più ufficiali, nel 1974 diventerà anche fotografo ufficiale del Presidente della Repubblica francese, dai reportage e dai servizi eseguiti su commissione delle riviste (fu membro dell’importante agenzia Rapho). Un universo parallelo che caratterizzerà tutta la sua vita: “il culto della felicità, la ricerca di un idillio che non possa essere turbato da traumi profondi” spiega Denis Curti che assieme a Marion Perceval e Charles-Antoine Revol della Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi è curatore della mostra albese.

Le Langhe degli anni ’50 e ’60 ritratte da Lartigue con un tocco di raffinata eleganza. In questa foto, la moglie Florette, con un bell’abito colorato, posa in una piazza del paese. (Courtesy Fondazione Ferrero).

Esplicativa di questa filosofia di vita, che giustifica il titolo della mostra, è la sezione inedita che la Donation ha concesso in esclusiva per la tappa albese (dopo Venezia, Roma e Milano) delle fotografie di Lartigue: il nucleo di scatti dedicato alle frequentazioni piemontesi del fotografo e dell’ultima moglie Florette Ormea. In particolare si tratta di immagini degli anni ’50 e ’60 che hanno come sfondo Piozzo, un paese delle Langhe, nella valle del Tanaro, non molto lontano da Alba.

Florette, l’ultima moglie di Lartigue in una foto sulle nevi di Megève nel 1965. (Courtesy Donation Jean Henry Lartigue).

Florette, l’ultima giovane moglie di Lartigue (aveva una trentina di anni di meno) era, appunto, originaria di Piozzo dove possedeva una casa di famiglia. La coppia risiedeva a Nizza ma aveva l’abitudine di trascorrere lunghi periodi di vacanza, soprattutto estivi, nelle Langhe. Possiamo immaginare Piozzo in quegli anni: la “malorafenogliana era ancora ben presente, un ambiente quanto mai distante dallo charme dell’alta società, dal mondo della moda e del cinema che Lartigue era abituato a frequentare. Eppure in questo quieto scenario di provincia, il fotografo trova serenità e le foto in mostra sembrano dimostrarlo. Ama dipingere (prima di raggiungere la notorietà come fotografo fu soprattutto pittore), ritrae Florette e il figlio Dany in situazioni idilliche che ricordano certi quadri di Auguste Renoir, passa le giornate pressoché sconosciuto ai paesani che non riconoscono in lui il fotografo ormai noto internazionalmente. Le foto “piemontesi” di Lartigue sono davvero una piccola chicca che meritano la visita all’esposizione di Alba.

La mostra della Fondazione Ferrero, a ingresso gratuito, rimarrà aperta fino al 30 marzo 2023. Orario: giovedì e venerdì 15-19; sabato e domenica 10-19.