NG Consiglia
by Dario Bragaglia
January 24, 2023
(Le Otto Montagne: il film tratto dal best seller di Paolo Cognetti ci porta in Valle d’Aosta).
Diciamolo subito: non era facile trasporre in un film il romanzo Le otto montagne con cui lo scrittore Paolo Cognetti aveva vinto il Premio Strega nel 2017. Difficile perché il libro racconta la storia di un’amicizia tra due bambini che, diventati adulti, si cercano, si lasciano e si ritrovano lungo tutto il corso dell’esistenza. Una vicenda senza avvenimenti eclatanti, piuttosto il percorso esistenziale, il romanzo di formazione di due giovani, uno di città l’altro di montagna, che cercano la loro via fra perdite dolorose, confronto con i padri, scelte a volte complicate.
Il film diretto da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, registi belgi compagni anche nella vita, ha come attori principali Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi ed Elena Lietti. I due registi sono riusciti nell’ottima trasposizione cinematografica de Le otto montagne valorizzando l’altro grande protagonista del libro, “la montagna”. Non un semplice sfondo scenografico ma un elemento in grado di condizionare le vicende di Pietro (Luca Marinelli) e Bruno (Alessandro Borghi).
I sopralluoghi per la scelta della location sono stati effettuati in Valle d’Aosta a luglio 2020, un anno prima dell’inizio delle riprese. Nonostante la possibilità di optare fra molti suggestivi scenari, i registi hanno deciso di restare fedeli ai luoghi che hanno ispirato Paolo Cognetti. È quindi la Val d’Ayas che vediamo costantemente ripresa nel film: il villaggio di montagna di Graines (Cognetti lo ribattezza Grana), il vecchio alpeggio diroccato in località Merendioux, a più di duemila metri di altezza, che diventa la Barma Drola, l’edificio che Pietro eredita dal padre e che ricostruisce con l’aiuto fondamentale di Bruno, il lago di Frudieres, oltre due ore di marcia da Graines, che diventa nella finzione il lago Grenon. E poi le bellissime scene di ascensione sul ghiacciaio girate sopra il Pian di Verra, in faccia al massiccio del Monte Rosa.
Riprese non facili per tutta la troupe, viste le difficoltà logistiche di filmare in alta montagna. Il risultato, a livello registico e di omogeneità del racconto, è stato più che positivo, tanto che l’opera ha ottenuto il Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes.
“Uno dei temi principali del libro di Paolo Cognetti è proprio la natura ed è stato bellissimo, durante questo nostro percorso, esplorarne il romanticismo e la malinconia, ma anche la sua dimensione reale che può dimostrarsi pericolosa e spietata” hanno spiegato i registi belgi che per raggiungere il loro obiettivo di fare “un film epico raccontato da piccoli gesti” hanno imparato l’italiano e si sono trasferiti sulle Alpi per otto mesi prima di iniziare le riprese.
Felix van Groeningen è un autore già piuttosto apprezzato a livello internazionale. Tra i suoi lavori “The Misfortunates” (2009), presentato in anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes, “Alabama Monroe – Una storia d’amore” (2012) che ha ottenuto un César e una nomination all’Oscar per il miglior film in lingua straniera e “Belgica” (2016) che ha vinto il World Cinema Directing Award al Sundance Film Festival.
Luca Marinelli (Lo chiamavano Jeeg Robot, Martin Eden, Diabolik) e Alessandro Borghi (Roma criminale, Suburra, Napoli velata) si confermano fra i migliori attori italiani della loro generazione. Citazione di merito anche per la musica di Daniel Norgren (il 31 gennaio in concerto a Torino al cinema Massimo), “praticamente la versione svedese di Bruno, una persona che vive nei boschi, sulla sua montagna, che si è costruito da solo la casa e lo studio di registrazione” nelle parole di Felix van Groeningen.
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