Gourmet
June 11. 2018
by Barbara Ronchi della Rocca
Certo è che a un buon Nespresso, (acronimo molto azzeccato del mega brand Nestlé ed Espresso), oggi è difficile rinunciare, soprattutto di primo mattino, quando si è di fretta, nell’intimità della casa.
Col caffé porzionato in capsule (da inserire nell’apposita coffee-machine, io preferisco quella rosso Chanel -o red apple, n.d.r.-), si va sempre ad effetto sicuro: con quel vortice di crema intensa che si forma nella tazzina, dall’effetto voluttuoso sulle labbra e quell’aroma inconfondibile ed intenso della miscela prescelta (dalle note fruttate, al cacao o legnose) capace di coinvolgerti in un viaggio olfattivo prima ancora che emotivo, per tacere del piacere intenso che prova il palato.
Peccato che si perda un pò del fascino del servizio del caffè servito nelle caffettiere d’argento (adoro quelle del Novecento di Gabriele De Vecchi, orafo Milanese), inteso come rito ‘salottiero’, cosa che nei bar, compresi quelli d’epoca torinesi, -parliamo di tazzine servite sbrigativamente che si accatastano sul bancone – lascia molto a desiderare, soprattutto per la qualità delle miscele servite, ed è anche per questo motivo che nascono manifestazioni di maquillage come il Turin Coffee, ovvero il primo salone del caffé, (certo, dopo quello di Londra che si svolge tutti gli anni ad aprile) con la mission di far riscoprire ai più, quella che dovrebbe esser considerata un’arte. Non a caso hanno partecipato all’evento conclusosi lo scorso week-end, le tre grandi case produttrici torinesi come Lavazza, Costa d’Oro e Vergnano.
Ma il caffé è tutta un’altra cosa, appunto, rispetto a quello servito nei bar. Un po’ meno nelle torrefazioni, anch’esse presenti alla manifestazione, dove invece, ebbene sì, il caffé resta ancora un piacere soprattutto se sorseggiato in tutta calma.
Vale la pena dunque di conoscere meglio questo mondo ricco di aromi e sapori soffermandosi sulle numerose piccole curiosità che ci aiuteranno a fare bella figura con i nostri ospiti in qualunque occasione.
- Le ore del caffè. Se per il tè abbiamo un orario ben preciso, non esiste un solo orario per il caffè. La cosa importante è saper differenziare l’offerta del caffè per incontrare le esigenze dei propri ospiti.
– Il primo della mattina va servito con accanto un piatto più grande in caso si decida di accompagnarlo a una brioche per la colazione, il tovagliolo deve essere comodo da utilizzare, e bisogna essere rigorosamente seduti ad un tavolo. Il caffè di metà mattina invece, ma anche quello di metà pomeriggio, va servito senza piattino e con un tovagliolo solo in caso decidessimo di offrire insieme un cioccolatino o una friandise (scegliete uno dei tanti produttori selezionati da Maestri del Gusto). Lo stesso vale per il caffè servito a fine pasto , che va portato al tavolo dove si è mangiato, ma senza friandises. In salotto dopopranzo e dopocena, si può offrire un caffè accompagnato da cioccolatini.
- Per coccolare gli ospiti andando incontro a ciascuna esigenza: l’offerta di un cioccolatino o un dolcetto (secco, senza creme o panna) è sempre gradita. È opportuno anche avere sempre due tipi di zucchero e un dolcificante, e possibilmente – soprattutto dopocena – proporre un decaffeinato o un caffè a bassissimo tenore di caffeina: una bella dimostrazione della nostra attenzione ai loro problemi di sonno. Inoltre è consigliato non correggere il caffè: liquori e grappe andranno serviti soltanto dopo.
3. Esiste una tazzina diversa per ogni caffè della giornata? Solo alla colazione, quindi nel primo mattino, si può decidere di utilizzare una tazzina più grande. Durante tutte le altre occasioni invece è consigliata la tazzina classica, preferibilmente di porcellana (delicata e trasparente, stile giapponese) e dalle rifiniture molto sottili. Il cucchiaino invece deve essere piccolo, il classico “moka”. Mai usare il cucchiaino da tè per il caffè, il piattino è molto più piccolo e quindi rischierebbe di cadere e mettere in difficoltà i nostri ospiti.
4. Il caffè freddo: si serve solo nel pomeriggio, nel bicchiere tumbler alto. Non va accompagnato da biscotti o cioccolatini, quindi non c’è bisogno di tovagliolino
5. La caffettiera “napoletana”: riempito d’acqua il serbatoio in basso, e di caffè il filtro, si mette sul fuoco e si capovolge quando l’acqua inizia a bollire, così da farla scendere dall’alto sulla polvere di caffè.
6. La “caffettiera “piemontese” (rientra nella dotazione militare) composta da 2 parti sole: filtro e serbatoio. L’acqua bollita a parte, si versava sulla polvere di caffè e passava nel serbatoio sottostante, stile “percolator” dei paesi anglosassoni; e anche la bevanda era leggera e “nordica”. A corte il caffè si sorbiva dopo essersi alzati da tavola, in una stanza attigua alla sala da pranzo, dove si trovavano le “épices de chambre”, liquirizia (i “crocisci”), anice o coriandolo e zenzero canditi, per la digestione e l’alito. I primi piemontesi giunti nel Sud Italia si fecero conquistare dalla caffettiera napoletana e dal nuovo caffè più forte e caldo.