By Albert Valloni
August 23, 2017
C’è uno stile tutto italiano nell’arte di proporre i cocktails, tanto che si può pensare a un connubio tra Moda & Drinks.
Bartenders come stilisti chiamati a proporre nuove collezioni di drinks a ogni stagione, di cui si apprezzano la fantasia nel mixare gli ingredienti, l’eleganza e la leggerezza dello stile nel proporli, e, infine, quella volontà di sperimentare nuove tecniche di lavorazione degli ingredienti rispettadone integralmente il sapore. Avanza una nuova generazione di distillati di origine vegetale usata nei cocktail, ottenuti con tecniche a dir poco futuristiche, che hanno il dono di conservare intatto il sapore degli ingredienti, un sapore millenarista, se vogliamo, per quell’uso generoso di fiori, spezie, radici, frutta, ortaggi e piante aromatiche tipo alloro e rosmarino capace di evocare immagini e sentori da ‘giardino dei semplici’ di un monastero. Alla ricerca del gusto perduto grazie a tecniche ultra-moderne.
La collezione estate 2017 è assolutamente da non perdere. Un invito a sorvolare sui Grandi Classici come Daiquiri, Gin Fizz, Manhattan o il più contemporaneo Cosmopolitan, un déjà vu o se vogliamo un ‘déja bu’ (in francese sta per ‘già bevuto’) per essere snob, e spingersi alla ricerca di sapori del tutto nuovi, inesplorati, fatto di accostamenti insoliti quanto sorprendenti.
Altra novità di questa ‘Cocktail Revolution’ è che ha origine a Torino, la capitale sabauda in cui ‘mixano’ i migliori bartenders italiani. Come Michele Marzella, il ventiseienne torinese, genio del bar Affini, chiamato a rinverdire le sorti sopite del vemouth a New York, con un restyling della carta dei cocktail del ristorante Manzo, nel lussuoso quartiere Flatiron, vetrina oltreoceano di Eataly; o Marco Riccetti, Head Bartender di Inside Restaurant & Cocktail Bar (reduce dal premio dell’Havana Club Cocktail Competition). Altri bei nomi si aggiungono alla nostro lista, per alcuni certamente una sorpresa, a cui abbiamo chiesto ovviamente consigli per alleviare i tormenti della sete in questa lunga e calda estate.
MICHELE MARZELLA
The Passenger è un invito rivolto a un pubblico femminile all’accostarsi al Bourbon e alla sua intensa carica virile, ingentilendo il suo sapore, aggraziandone i modi, giocando d’astuzia con l’aggiunta di liquore al lampone, arancia, limone, e sciroppo di zenzero. Un cocktail dalle note fruttate che si alternano a quelle pungenti e speziate.
Affinitea è il cocktail ideale nei pomeriggi assolati, magari dopo lunghe partite di golf. E’ ottenuto dal liquore T+, un infuso con una miscela segreta di foglie di thé prodotto dai ragazzi dell’XXL caffè di Chivasso, le cui note si esaltano grazie all’aggiunta di un liquore all’ibisco ‘home-made‘ dallo staff di Affini. Lo completano alla alla perfezione le note di limone e pompelmo rosa. Un thé freddo, delicatamente alcolico, molto British Style.
Messico e Nuvole. Segna il punto di incontro tra la cultura dell’aperitivo italiano, grazie all’uso del Cynar70, lo storico amaro al carciofo riproposto in versione più alcolica e del vermouth bianco Cinzano, dalle gradevolissime note floreali con i gusti originari del Messico: il nettare d’agave (la pianta con cui si produce la celebre tequila) ed il succo di aloe vera, ingrediente molto in voga per le sue virtù salutistiche. A concludere l’aggiunta della nota virile di un whisky torbato scozzese dall’aroma affumicato e punente. Un aperitivo decisamente alternativo sovrastato dalle note amare.
LORENZO SCAGLIA, SALVATORE ROMANO
Negroni Botanico è la prova che si possono rivistare i grandi classici in stile Marcel Duchamp (avete presente la Mona Lisa coi baffi?) e farlo, non solo spudoratamente, ma con una buona dose di stile. Il che tradotto vuol dire aumentare la sua potenza aromatica smussando i caratteri del suo profilo alcolico. Il gin di matrice italica si sposa alle note speziate e fruttate del vermouth piemontese, (diventando espressione delle eccellenze del territorio) con il ‘sortilegio’ delle note amarognole del bitter, e le inedite note erbacee di uno sciroppo artigianale di origano e di un cordiale analcolico di alloro, chiamato Apojuce, estratto con una tecnica futuribile ad ultrasuoni.
MARCO RICCETTI
(Inside Restaurant & Cocktail Bar)
Mañana por la Mañana: ecco un virtuosismo d’autore servito shakerato in coppa. Il leggendario Daiquiri (dal nome di un villaggio cubano non lontano da Santiago de Cuba) il cocktail più amato da uno scrittore come Hemingway per quel sapore ricco, pungente e concentrato del rum (in questo caso Havana 3), con aggiunta di succo di lime e zucchero, ma anche, a sorpresa, del decotto di rosmarino chiamato a compensare le note esotiche e dolciastre della polpa di mango.
Negronge (Negronji): un twist sul Negroni con Cachaça Leblon e due tipi di Martini, bitter e rubino. Servito shakerato e on-the-rocks, ha un taglio decisamente più sudamericano, e uno stile estivo e fresco a prova di esigenti Millenials.
MARC GIURIDIO, MANUEL MONTALBANO
Punta sul decor Tiki, quello stile tipico hawaiano che dagli anni Venti sino agli anni Cinquanta imperversò in America e non solo alla radio ma anche nei cocktail bar, pretesto ideale per presentare in chiave ‘light’, un liquore messicano per palati forti come il ‘terribile’ Mezcal, che ora seduce una fetta di consumatori sempre più ampia, nella sua dimensione estiva e fantasiosa che ben si abbina alle note fruttate. E chissà se queste variazioni sul tema sarebbero piaciute anche a un bevitore consumato come Clark Gable che con gli Ammutinati del Bounty contribuì alla popolarità dello stile Tiki?
El Mezcal Para Todos vanta sciroppo d’agave, lamponi freschi, Mezcal de Leyenda Oaxaca, Lime, Schweppes all’Ibiscus, un dash di Elisir di camomilla Bordiga.
Mezcal Para Todos (versione agrumata) con Mezcal Peloton de la muerte, aggiunta di rum agricolo, sciroppo maracuja, spruzzata di lime e top di succo di pompelmo.
CRISTIAN PANETTA
(Krimkal)
Corsi e ricorsi della storia, anche dei cocktail. Torna di moda quest’estate il celebre Negroni, eponimo del conte che l’inventò un anno dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1919, quando, stufo di bere sempre lo stesso cocktail (che al tempo si chiamava l’Americano) suggerì al barman del caffé « Casoni », Fosco Scarelli, di sostituire all’acqua minerale del gin, liquore che aveva scoperto durante i suoi recenti viaggi a Londra. Pare che il destino del Negroni, anche agli inizi del nuovo millennio, sia quello di subire continue ‘rivisitazioni’. Qui di seguito una delle più ‘gettonate’almeno a Torino…
Negroni Spillato a base di vermouth rosso, Bitter Campari, Picon (amaro a base di scorze di arancia) e top di spuma di Prosecco
Pablo, invece, è un’ode all’estate e alla migliore tradizione del bere in stile sudamericano: la base è composta da rum bianco e coca Buton (liquore alle erbe, tra cui foglie di coca peruviana), a cui si aggiungono ingredienti mediterranei come l’anguria nobilitata dalla menta piperita; a completare il tutto una spruzzata di lime, zucchero di canna bianco e Ginger Ale.