Chi dice feste dice Cocktails! E il modo migliore per affrontare il tourbillon di fine d’anno, tra scambi concitati di auguri e di regali, preceduti da uno shopping natalizio alquanto itinerante, nella sua ancora piuttosto inedita versione pop-up, fatta di botteghe effimere, è farlo bicchiere alla mano; purché la scelta del drink risulti ispirata, mai banale, magari pungolata dal freddo che in questi giorni attanaglia città come Torino, un ottimo pretesto per rifugiarsi nel caldo abbraccio di un locale singolare come la Taverna Clandestina (da Eataly il supermercato delle eccellenze dei prodotti italiani, su oltre 10 mila metri quadrati, il cui ultimo clone è quello di Boston, in attesa dell’apertura di Parigi, il prossimo anno). Qui, e solo di giovedì sera, dalle 19 alle 22.30, vengono mixati cocktail singolari nel gusto, nell’aspetto e, va da sé, nel nome, in omaggio al nostro Belpaese, dunque alla sua incontrastata bellezza, e soprattutto ai suoi ingredienti tipici e regionali. Sarebbe già una bella novità se pensate all’aspetto cosmopolita dei cocktail spesso frutto delle varie ondate migratorie in America (a questo proposito illuminante l’articolo apparso sul giornale online The Daily Beast a firma di David Wondrich), ma non è la sola.
“La scommessa”, spiega Michele Marzella, 26 anni, originario di Pinerolo, giovane promessa nel competitivo e luccicante mondo dei bartender formatosi all’ombra della Mole, frequentando i corsi della scuola del Mago di Oz, e ora un gentile prestito di Affini, il cocktail-bar di via Belfiore frequentato da torinesi e non, “è stata quella di accostare il cibo ai cocktail, così come accade per la carta dei vini. Un drink va gustato, ma il piacere nasce anche dal conoscerne gli ingredienti, l’ origine e, cosa più singolare, l’accostamento agli assaggi proposti, una specie di tapas raffinate e preparate all’istante con il meglio disponibile sul mercato. Ogni cocktail da noi, ha un nome che richiama una regione con le sue peculiarità”.
Quindi, se vi accosterete al bancone della sala affinamenti, al piano sotterraneo di Eataly, un’ autentica enclave del gusto, dalle luccicanti forme di parmigiano reggiano allineate sulle scaffalature in legno e rustici prosciutti crudi che trasudano grasso appesi alle pareti, i cocktails che saranno preparati seguiranno il trend del gusto, in sintonia con la scelta del piatto, più che della moda.
Perché se l’estate è la stagione in cui sul bancone è tutto un fiorire di daiquiri, margarita, mojito, gin fizz o cosmopolitan, con i loro colori e ‘decori’ sgargianti, l’inverno richiama a una scelta più meditata, meno affrettata e dettata dall’impellenza della sete (un istinto da spegnere in fretta con drink che gli americani chiamano sbrigativamente ‘cool-down’, magari a base di Pimm’s, uno dei liquori inglesi più celebri al mondo nella preparazione dei long-drinks, mixati a succhi di frutta). Quindi fatevi guidare nella scelta da chi ne sa di più e sorprenderete il vostro palato con gusti inusitati e dai sentori pungenti, magari cogliendo ispirazione proprio dalla montagna e dal suo paesaggio innevato. Dunque, cosa scegliere?
“Per esempio un Sangiot”, suggerisce Marzella, “Un omaggio al Trentino Alto Adige e alle Dolomiti”. Lui lo prepara da vero esperto, ovvero mixando a versata libera, quindi senza avvalersi del jigger, il cono-dosatore in acciaio, un liquore ai fiori di sambuco (tipica espressione della flora alpestre), aromatizzato con acqua di miele dell’azienda Thun della Val di Non, spremuta di limone, e un’aggiunta di WeissBier (quella bianca, ottenuta dal grano fermentato) originaria del luogo“.
“Oppure?”
“La Sprizzata della Taverna, un cocktail dal gusto aspro e gentile come la terra a cui è dedicato, l’ Abruzzo con la sua profusione di sentori. Nel cocktail, a base di vino e di gin, le note raffinate dello zafferano, il migliore, quello di Navelli, si abbinano a quelle pungenti del pecorino d’Abruzzo, alleggerite da gocce di barbabietola e una spruzzata di Seltz”.
Ma chi non rinuncia ai grandi classici, e s’ispira al grande freddo nella scelta del drink, potrà sempre puntare su un intramontabile Gin Tonic, privilegiando nella scelta un elegante gin secco inglese come il Martin Miller, dal sentore nitido e forte e dall’aspetto cristallino per via dell’acqua utilizzata nella diluzione che proviene da un ghiacciaio islandese. Oppure, in alternativa, un Gin di Vallombrosa o l’ Hendrich’s alla rosa damascena, altrettanto esclusivi. Per la cronaca la carta dei gin di Affini annovera oltre cento etichette e Michele Marzella non si perde un’edizione del Gin Day a Milano, l’incontro annuale nel settore del Food and Beverage dedicato alla scoperta dei gin.
“Che si possono abbinare…?”
“Con degli assaggi insoliti, delle tapas, anche ispirate allo Street Food, o cibo da passeggio; penso a degli spiedini di polenta e formaggio, ma anche ai Gofri, specialità alpina piemontese che ricordano i waffles, e che noi prepariamo nella versione salata, con formaggio e salame. Oppure, osare una mini-parmantier di porri e patate”.
‘Ci vorrebbe un vino…”
“… si, ma nella versione cocktail! Abbiamo pensato anche a una sorta di ‘vin brûlé’ a base di gin, vermouth torinese Anselmo Riserva –per inciso uno dei migliori – speziato con chiodi di garofano e pepe nero, succo di mela e del vino Nebbiolo, servito freddo. L’abbiamo chiamato Parla Punch. Quando Andrea Farinetti (il più giovane dei tre figli di Oscar, il fondatore di Eataly), lo ha servito in occasione di una festa in campagna, ha avuto un tale successo che è stato ribattezzato il Punch delle Langhe”.
“Un cocktail per gli amanti della flora alpina, da bere in un’ Alpine Lounge magari a Sankt Moritz o Verbier?”
“Il London Smoke che al Whisky scozzese e al gin aromatizzato agli agrumi, aggiunge alcune gocce di essenza oleosa ricavata dalla distillazione degli aghi di pino mugo”.
“E per gli sportivi salutisti che vogliono recuperare in fretta le energie spese sulle piste di sci?”
“ Un cocktail après-ski, dalle proprietà vivificanti, con centrifugato di sedano, uno sciroppo concentrato di zenzero, dal sapore intenso, servito con del succo di mela centrifugato, insieme a una stecca di vaniglia.
“E si chiama?”
“Driver’s Mule”
Da provare….
Barbara Ronchi della Rocca
barbararonchidellarocca@neveglam.com
Taverna Clandestina, (Eataly Lingotto) in collaborazione con Affini.
Ogni giovedi’ sera dalle 19.30 alle 22.30
Via Nizza 230/14 – Torino
Tel. 011 1950 6801
Affini, via Belfiore, 16 – Torino
Tel. 0110240162
2 thoughts on “Una montagna di cocktails nella Taverna Clandestina!”
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